27 maggio 2011
Breve taccuino di viaggio
Uscita molto interessante per cogliere dal vivo quello che studiamo in classe e comprendere l'importanza della salvaguardia del nostro territorio.
Parco Fluviale Regionale dello STIRONE
Punti d’interesse
1 Vigoleno. Il castello venne eretto nel XIII secolo dai piacentini Scotti. Poco distante è la pieve romanica di S. Giorgio, risalente al XII secolo: nella lunetta sopra il portale un bassorilievo raffigura il santo; frammenti di gusci fossili sono visibili nel muretto che recinge il sagrato.
2 Grotte di Vigoleno. A lato della strada che sale al borgo si trovano gli ingressi della Grotta di Vigoleno e della Grotta inferiore di Vigoleno; quest’ultima è quella di maggiori dimensioni e
presenta uno sviluppo lineare di diverse decine di metri.
3 Greto dello Stirone. In questo tratto il torrente incide le rocce dei complessi liguridi. In alcuni punti le acque hanno forgiato curiose forme di erosione selettiva. Nel greto si possono
incontrare le curiosissime “palle di argilla corazzate”, forme sub sferiche che si originano quando frammenti consistenti di rocce argillose vengono trasportate dal torrente e rotolano rivestendosi si ciottoli.
4 Pietra Nera. Le rocce che formano questo caratteristico scoglio scuro, dai colori verde acqua, blu e nero, sono serpentiniti, e rappresentano le porzioni metamorfiche delle ofioliti
appenniniche. In questo affioramento i Farnese operarono lavori di scavo, che poi proseguirono nei secoli successivi fino a creare il profondo bacino artificiale osservabile oggi.
5 Trabucchi. Il piccolo borgo, alla base della salita per Vigoleno, è uno dei tanti esempi di nucleo accentrato caratteristico di questa valle.
6 Area attrezzata S. Genesio. A lato dell’area di sosta attrezzata in riva al torrente, si possono osservare diverse tipologie di vegetazione caratteristiche del parco: saliceti arbustivi con salice rosso e ripaiolo si alternano a boschetti igrofili con salici bianchi e pioppi, e a radure più aride dove compaiono ginepro e olivello spinoso.
7 Pioppi bianchi. In una ridotta fascia boscata, stretta tra i campi e una bella radura affacciata sul torrente, spiccano tre monumentali pioppi bianchi, riconoscibili per la corteccia chiara e le foglie ricoperte da una peluria biancastra sulla pagina inferiore.
8 Boschetto di querce. La sottile fascia di bosco, un querceto misto con farnia, rovere e roverella e intricato sottobosco, è un esempio della vegetazione potenziale di questo settore del parco. Vi trovano rifugio picchi, ghiandaie, gazze e cornacchie grigie.
9 Oratorio di S. Genesio. I caratteri architettonici dell’oratorio rimandano allo stile tardo-romanico comune a numerosi edifici religiosi nei pressi del torrente. Le grandi roverelle accanto alla chiesetta ricordano l’usanza di affiancare ai luoghi sacri esemplari arborei di grandi dimensioni.
10 Bosco ripariale nei pressi di Bocca. Salici e pioppi dominano la prima fascia di vegetazione. Numerosi sono gli arbusti di ligustro e indaco bastardo, i fusti rampicanti“di caprifoglio” e gli esemplari di ailanto.
11 Prateria arida arbustata. La riva assolata mostra una copertura discontinua di graminacee, con sparsi arbusti di salici, sanguinelli, rose selvatiche, giovani pioppi neri e roverelle. In primavera spiccano i tondeggianti capolini azzurri di vedovella dei prati.
12 Castello di Scipione. Eretto nel XI secolo dai Pallavicino venne ricostruito nel XV secolo adeguandolo alle nuove esigenze difensive. La tradizione vuole che su questa collina sorgesse la villa di Gneo Scipione, zio del distruttore di Cartagine.
13 Salsominore. In località la Buca otto robuste colonne in cotto, che sostengono capriate in legno, sono l’ultima testimonianza rimasta dell’industria del sale voluta dai Farnese all’inizio del XVII secolo.
14 Terrazzi alluvionali. Questo tratto di fondovalle è caratterizzato da estese superfici pianeggianti che rappresentano i terrazzi alluvionali più recenti dello Stirone.
15 Terramara di Montata dell’Orto. La Strada Salsediana fiancheggia in questo punto una dolce collinetta che è tutto ciò che rimane di un insediamento preistorico risalente a circa 3.500 anni fa.
16 S. Nicomede. L’antichissima chiesa custodisce una preziosa cripta con volte irregolari sostenute da quattro colonne in marmo. Sui bordi del pozzo all’interno cripta sono visibili i solchi provocati dallo scorrimento delle funi a cui erano legati i secchi che sollevavano l’acqua curativa.
17 Bosco presso S. Nicomede. La fascia boscata in riva destra è formata da gruppi di pioppi e sottili strisce di querceto che bordano prati e campi.
18 Museo all’aperto. Il tratto fluviale tra S. Nicomede e Laurano costituisce il Museo all’aperto. Il museo inizia in prossimità di un profondo canyon che incide le argille del Pliocene superiore. Il veloce progredire dell’erosione ha trasformato le morfologie di questo tratto fluviale
19 Curva dell’Arctica islandica. In corrispondenza di un’ansa fluviale si trovano affioramenti di argille sabbiose grigie estremamente fossilifere.
20 Panorama sullo Sirone. Accostandosi alla lunga staccionata di un’area di sosta si possono apprezzare le scarpate strapiombanti che affiancano il corso dello Stirone. La loro rapida evoluzione, che le porta ad arretrare velocemente, segue i ritmi stagionali delle piene.
21 Casa-torre. Il torricino che svetta dagli edifici rurali è un esempio di abitazione medievale a più piani. Le case-torri, a pinta quadrangolare, erano a un solo vano.
22 Affioramenti lungo lo Stirone. Le scarpate verticali che affiancano il corso dello Stirone all’altezza di Laurano mettono in luce i contatti tra sedimenti originatisi in ambienti diversi. Lungo gli affioramenti sabbiosi si possono osservare i nidi scavati da topini e gruccioni.
23 Podere gli Oppi. L’acero campestre (oppio) è una delle piante che compare spesso nella denominazione delle case coloniche. Negli stagnio depongono rane verdi e altri anfibi e sostano aironi cenerini e varie specie di anatre.
24 Confluenza Stirone-Ghiara. Il corso del Ghiara fino al XVII secolo raggiungeva Fidenza. Oggi le sue acque si uniscono poco più a monte dell’abitato a quelle dello Stirone.
25 Vaio. La settecentesca dimora padronale deve il nome all’ufficiale borbonico Du Vay che fece costruire anche la singolare cappella a pianta circolare
26 Canale Otto Mulini. Il toponimo chiarisce la funzione a cui erano destinate la acque captate dallo Stirone.
27 Fidenza. La città mantenne la denominazione di medievale di Borgo S. Donnino fino al 1927. Tra gli edifici religiosi il più conosciuto è il duomo.
Notizie utili
Il parco si estende su una superficie di poco inferiore ai 1.800 ettari, una cinquantina dei quali a protezione integrale. La gestione è affidata a un consorzio del quale fanno parte le due provincie, i comuni piacentini di Alseno e Vernasca e quelli parmensi di Fidenza e Salsomaggiore Terme. La sede è a Salsomaggiore, in via Loschi 5. Il parco si affida per la
vigilanza alla collaborazione delle guardie ecologiche volontarie delle due provincie. È importante sottolineare che è assolutamente vietato eseguire scavi per la raccolta di fossili e che occorre rispettare i coltivi lambiti per lunghi tratti dai sentieri. Sono in via di attuazione progetti per la realizzazione di un centro visita con museo naturale, biblioteca e laboratorio, oltre che per studi e ricerche sugli aspetti faunistici e vegetazionali della zona. Sono inoltre previsti interventi volti a rinaturalizzare e rimboschire alcune aree e a contenere l’erosione idrica.
A Salsomaggiore Terme e a Fidenza meritano una visita gli interessanti musei che raccolgono reperti fossili provenienti dallo Stirone. Numerose testimonianze di castelli e fortificazioni medievali sono visibili nelle vicinanze del parco, a Castelnuovo Fogliani e a Pellegrino Parmense, ma è senz’altro Castell’Arquato, nella Val d’Arda, che conserva i più spiccati caratteri dell’architettura medievale. L’antico borgo ospita un museo geologico con fossili pliocenici provenienti da collezioni pubbliche. Sempre in Val d’Arda, Veleia è uno dei centri archeologici più importanti di tutta l’Emilia. Non lontano da Fidenza, a nord della Via Emilia, la Rocca dei Sanvitale a Fontanellato è un bell’esempio di fortilizio di pianura circondato da un fossato.
Itinerari consigliati
Un unico sentiero, in alcuni punti molto assottiglilato o pressocchè scomparso a causa dei fenomeni franosi lungo le scarpate dello Stirone, inizia dall’abitato di Fidenza e risale la riva destra del torrente. È consigliabile compiere escursioni son un adeguato abbigliamento per superare i tanti punti fangosi e attraversare il torrente in corrispondenza dei guadi segnalati
1. Da Fidenza a S. Nicomede
Dall’abitato di Fidenza l’itinerario si sviluppa inizialmente su un argine. Successivamente il sentiero lambisce il margine del bosco ripariale sino a raggiungere il ponticello che attraversa il Ghiara. Da questo punto in poi si aprono belle vedute sulle ripide pareti rocciose e i boschetti ripariali di salici.
Nel tratto finale l’itinerario tocca le aree di maggiore rilevanza stratigrafica e paleontologica. Durata: 4,5 ore
2. Da Bocca 1 a Bocca 2
Dall’area attrezzata sottostante al parcheggio un ampio sentieroconsente di osservare vari aspetti del bosco ripariale. Radure con erba alta si alternano a macchie boscate. Dall’ultima stazione del“percorso vita” il sentiero i restringe inoltrandosi nel bosco, e conduce fino a tre monumentali esemplari di pioppo bianco.
Durata: 2 ore
3. Pietra Nera e S. Genesio
Dal parcheggio nei pressi di un laghetto di pesca si arriva in breve a Pietra Nera. Sempre su strada asfaltata si raggiunge e si oltrepassa il ponte sullo Stirone. Da qui si prosegue su una sterrata fino a S. Genesio in un paesaggio agricolo che sfuma nei boschetti di querce che risalgono la collina.
Durata: 2 ore
1 Vigoleno. Il castello venne eretto nel XIII secolo dai piacentini Scotti. Poco distante è la pieve romanica di S. Giorgio, risalente al XII secolo: nella lunetta sopra il portale un bassorilievo raffigura il santo; frammenti di gusci fossili sono visibili nel muretto che recinge il sagrato.
2 Grotte di Vigoleno. A lato della strada che sale al borgo si trovano gli ingressi della Grotta di Vigoleno e della Grotta inferiore di Vigoleno; quest’ultima è quella di maggiori dimensioni e
presenta uno sviluppo lineare di diverse decine di metri.
3 Greto dello Stirone. In questo tratto il torrente incide le rocce dei complessi liguridi. In alcuni punti le acque hanno forgiato curiose forme di erosione selettiva. Nel greto si possono
incontrare le curiosissime “palle di argilla corazzate”, forme sub sferiche che si originano quando frammenti consistenti di rocce argillose vengono trasportate dal torrente e rotolano rivestendosi si ciottoli.
4 Pietra Nera. Le rocce che formano questo caratteristico scoglio scuro, dai colori verde acqua, blu e nero, sono serpentiniti, e rappresentano le porzioni metamorfiche delle ofioliti
appenniniche. In questo affioramento i Farnese operarono lavori di scavo, che poi proseguirono nei secoli successivi fino a creare il profondo bacino artificiale osservabile oggi.
5 Trabucchi. Il piccolo borgo, alla base della salita per Vigoleno, è uno dei tanti esempi di nucleo accentrato caratteristico di questa valle.
6 Area attrezzata S. Genesio. A lato dell’area di sosta attrezzata in riva al torrente, si possono osservare diverse tipologie di vegetazione caratteristiche del parco: saliceti arbustivi con salice rosso e ripaiolo si alternano a boschetti igrofili con salici bianchi e pioppi, e a radure più aride dove compaiono ginepro e olivello spinoso.
7 Pioppi bianchi. In una ridotta fascia boscata, stretta tra i campi e una bella radura affacciata sul torrente, spiccano tre monumentali pioppi bianchi, riconoscibili per la corteccia chiara e le foglie ricoperte da una peluria biancastra sulla pagina inferiore.
8 Boschetto di querce. La sottile fascia di bosco, un querceto misto con farnia, rovere e roverella e intricato sottobosco, è un esempio della vegetazione potenziale di questo settore del parco. Vi trovano rifugio picchi, ghiandaie, gazze e cornacchie grigie.
9 Oratorio di S. Genesio. I caratteri architettonici dell’oratorio rimandano allo stile tardo-romanico comune a numerosi edifici religiosi nei pressi del torrente. Le grandi roverelle accanto alla chiesetta ricordano l’usanza di affiancare ai luoghi sacri esemplari arborei di grandi dimensioni.
10 Bosco ripariale nei pressi di Bocca. Salici e pioppi dominano la prima fascia di vegetazione. Numerosi sono gli arbusti di ligustro e indaco bastardo, i fusti rampicanti“di caprifoglio” e gli esemplari di ailanto.
11 Prateria arida arbustata. La riva assolata mostra una copertura discontinua di graminacee, con sparsi arbusti di salici, sanguinelli, rose selvatiche, giovani pioppi neri e roverelle. In primavera spiccano i tondeggianti capolini azzurri di vedovella dei prati.
12 Castello di Scipione. Eretto nel XI secolo dai Pallavicino venne ricostruito nel XV secolo adeguandolo alle nuove esigenze difensive. La tradizione vuole che su questa collina sorgesse la villa di Gneo Scipione, zio del distruttore di Cartagine.
13 Salsominore. In località la Buca otto robuste colonne in cotto, che sostengono capriate in legno, sono l’ultima testimonianza rimasta dell’industria del sale voluta dai Farnese all’inizio del XVII secolo.
14 Terrazzi alluvionali. Questo tratto di fondovalle è caratterizzato da estese superfici pianeggianti che rappresentano i terrazzi alluvionali più recenti dello Stirone.
15 Terramara di Montata dell’Orto. La Strada Salsediana fiancheggia in questo punto una dolce collinetta che è tutto ciò che rimane di un insediamento preistorico risalente a circa 3.500 anni fa.
16 S. Nicomede. L’antichissima chiesa custodisce una preziosa cripta con volte irregolari sostenute da quattro colonne in marmo. Sui bordi del pozzo all’interno cripta sono visibili i solchi provocati dallo scorrimento delle funi a cui erano legati i secchi che sollevavano l’acqua curativa.
17 Bosco presso S. Nicomede. La fascia boscata in riva destra è formata da gruppi di pioppi e sottili strisce di querceto che bordano prati e campi.
18 Museo all’aperto. Il tratto fluviale tra S. Nicomede e Laurano costituisce il Museo all’aperto. Il museo inizia in prossimità di un profondo canyon che incide le argille del Pliocene superiore. Il veloce progredire dell’erosione ha trasformato le morfologie di questo tratto fluviale
19 Curva dell’Arctica islandica. In corrispondenza di un’ansa fluviale si trovano affioramenti di argille sabbiose grigie estremamente fossilifere.
20 Panorama sullo Sirone. Accostandosi alla lunga staccionata di un’area di sosta si possono apprezzare le scarpate strapiombanti che affiancano il corso dello Stirone. La loro rapida evoluzione, che le porta ad arretrare velocemente, segue i ritmi stagionali delle piene.
21 Casa-torre. Il torricino che svetta dagli edifici rurali è un esempio di abitazione medievale a più piani. Le case-torri, a pinta quadrangolare, erano a un solo vano.
22 Affioramenti lungo lo Stirone. Le scarpate verticali che affiancano il corso dello Stirone all’altezza di Laurano mettono in luce i contatti tra sedimenti originatisi in ambienti diversi. Lungo gli affioramenti sabbiosi si possono osservare i nidi scavati da topini e gruccioni.
23 Podere gli Oppi. L’acero campestre (oppio) è una delle piante che compare spesso nella denominazione delle case coloniche. Negli stagnio depongono rane verdi e altri anfibi e sostano aironi cenerini e varie specie di anatre.
24 Confluenza Stirone-Ghiara. Il corso del Ghiara fino al XVII secolo raggiungeva Fidenza. Oggi le sue acque si uniscono poco più a monte dell’abitato a quelle dello Stirone.
25 Vaio. La settecentesca dimora padronale deve il nome all’ufficiale borbonico Du Vay che fece costruire anche la singolare cappella a pianta circolare
26 Canale Otto Mulini. Il toponimo chiarisce la funzione a cui erano destinate la acque captate dallo Stirone.
27 Fidenza. La città mantenne la denominazione di medievale di Borgo S. Donnino fino al 1927. Tra gli edifici religiosi il più conosciuto è il duomo.
Notizie utili
Il parco si estende su una superficie di poco inferiore ai 1.800 ettari, una cinquantina dei quali a protezione integrale. La gestione è affidata a un consorzio del quale fanno parte le due provincie, i comuni piacentini di Alseno e Vernasca e quelli parmensi di Fidenza e Salsomaggiore Terme. La sede è a Salsomaggiore, in via Loschi 5. Il parco si affida per la
vigilanza alla collaborazione delle guardie ecologiche volontarie delle due provincie. È importante sottolineare che è assolutamente vietato eseguire scavi per la raccolta di fossili e che occorre rispettare i coltivi lambiti per lunghi tratti dai sentieri. Sono in via di attuazione progetti per la realizzazione di un centro visita con museo naturale, biblioteca e laboratorio, oltre che per studi e ricerche sugli aspetti faunistici e vegetazionali della zona. Sono inoltre previsti interventi volti a rinaturalizzare e rimboschire alcune aree e a contenere l’erosione idrica.
A Salsomaggiore Terme e a Fidenza meritano una visita gli interessanti musei che raccolgono reperti fossili provenienti dallo Stirone. Numerose testimonianze di castelli e fortificazioni medievali sono visibili nelle vicinanze del parco, a Castelnuovo Fogliani e a Pellegrino Parmense, ma è senz’altro Castell’Arquato, nella Val d’Arda, che conserva i più spiccati caratteri dell’architettura medievale. L’antico borgo ospita un museo geologico con fossili pliocenici provenienti da collezioni pubbliche. Sempre in Val d’Arda, Veleia è uno dei centri archeologici più importanti di tutta l’Emilia. Non lontano da Fidenza, a nord della Via Emilia, la Rocca dei Sanvitale a Fontanellato è un bell’esempio di fortilizio di pianura circondato da un fossato.
Itinerari consigliati
Un unico sentiero, in alcuni punti molto assottiglilato o pressocchè scomparso a causa dei fenomeni franosi lungo le scarpate dello Stirone, inizia dall’abitato di Fidenza e risale la riva destra del torrente. È consigliabile compiere escursioni son un adeguato abbigliamento per superare i tanti punti fangosi e attraversare il torrente in corrispondenza dei guadi segnalati
1. Da Fidenza a S. Nicomede
Dall’abitato di Fidenza l’itinerario si sviluppa inizialmente su un argine. Successivamente il sentiero lambisce il margine del bosco ripariale sino a raggiungere il ponticello che attraversa il Ghiara. Da questo punto in poi si aprono belle vedute sulle ripide pareti rocciose e i boschetti ripariali di salici.
Nel tratto finale l’itinerario tocca le aree di maggiore rilevanza stratigrafica e paleontologica. Durata: 4,5 ore
2. Da Bocca 1 a Bocca 2
Dall’area attrezzata sottostante al parcheggio un ampio sentieroconsente di osservare vari aspetti del bosco ripariale. Radure con erba alta si alternano a macchie boscate. Dall’ultima stazione del“percorso vita” il sentiero i restringe inoltrandosi nel bosco, e conduce fino a tre monumentali esemplari di pioppo bianco.
Durata: 2 ore
3. Pietra Nera e S. Genesio
Dal parcheggio nei pressi di un laghetto di pesca si arriva in breve a Pietra Nera. Sempre su strada asfaltata si raggiunge e si oltrepassa il ponte sullo Stirone. Da qui si prosegue su una sterrata fino a S. Genesio in un paesaggio agricolo che sfuma nei boschetti di querce che risalgono la collina.
Durata: 2 ore
L’erosione fluviale
L’estrazione della ghiaia
Il torrente Stirone è stato sottoposto negli anno ’50-’60 a massicci prelievi di materiale litoide. Le estrazioni di ghiaia si sono rilevate assai dannose, primo perché il corso d’acqua ha un bacino idrografico modesto e scarse capacità di deposizione, secondo perché, essendo state così sproporzionate rispetto alle effettive disponibilità, hanno impoverito gli strati ghiaiosi fino alla loro scomparsa.
L’abbassamento dell’alveo
L’attività estrattiva ha determinato l’abbassamento dell’alveo e, pertanto, ha modificato la morfologia naturale del corso d’acqua, che, per ritornare a un profilo longitudinale di equilibrio, ha innescato processi erosivi. Si è così manifestata un’erosione definita “lineare”, in quanto dapprima ha provocato l’abbassamento del corso d’acqua e poi ha determinato la formazione di un letto fluviale canalizzato, dove le acque, non avendo più la possibilità di espandersi, aumentano la velocità e la loro forza erosiva.
La parete spondale
L’erosione lineare determina la formazione di pareti spondali, che continuamente scalzate alla base dalla forza dell’acqua, subiscono crolli molto accentuati, soprattutto in occasione di forti piene. L’erosione lineare e l’erosione spondale sono fenomeni strettamente collegati tra di loro, in quanto la prima cesserà quando il torrente raggiungerà un profilo d’equilibrio, in funzione delle caratteristiche geomorfologiche del corso d’acqua stesso, la seconda terminerà quando le sponde raggiungeranno una pendenza di equilibrio, strettamente legata, a sua volta, alle caratteristiche del terreno e allo sviluppo della vegetazione ripariale.
L’erosione nel torrente Stirone
Lungo il corso del torrente si assiste a un fenomeno di erosione lineare regressiva e di marcata erosione spondale, dove per erosione regressiva si intende una propagazione verso monte dell’abbassamento del fondo dell’alveo. Tali eventi, segno di degrado ambientale hanno tuttavia assunto un particolare rilievo determinando l’affioramento di sedimenti molto
ricchi di fossili.
Il torrente Stirone è stato sottoposto negli anno ’50-’60 a massicci prelievi di materiale litoide. Le estrazioni di ghiaia si sono rilevate assai dannose, primo perché il corso d’acqua ha un bacino idrografico modesto e scarse capacità di deposizione, secondo perché, essendo state così sproporzionate rispetto alle effettive disponibilità, hanno impoverito gli strati ghiaiosi fino alla loro scomparsa.
L’abbassamento dell’alveo
L’attività estrattiva ha determinato l’abbassamento dell’alveo e, pertanto, ha modificato la morfologia naturale del corso d’acqua, che, per ritornare a un profilo longitudinale di equilibrio, ha innescato processi erosivi. Si è così manifestata un’erosione definita “lineare”, in quanto dapprima ha provocato l’abbassamento del corso d’acqua e poi ha determinato la formazione di un letto fluviale canalizzato, dove le acque, non avendo più la possibilità di espandersi, aumentano la velocità e la loro forza erosiva.
La parete spondale
L’erosione lineare determina la formazione di pareti spondali, che continuamente scalzate alla base dalla forza dell’acqua, subiscono crolli molto accentuati, soprattutto in occasione di forti piene. L’erosione lineare e l’erosione spondale sono fenomeni strettamente collegati tra di loro, in quanto la prima cesserà quando il torrente raggiungerà un profilo d’equilibrio, in funzione delle caratteristiche geomorfologiche del corso d’acqua stesso, la seconda terminerà quando le sponde raggiungeranno una pendenza di equilibrio, strettamente legata, a sua volta, alle caratteristiche del terreno e allo sviluppo della vegetazione ripariale.
L’erosione nel torrente Stirone
Lungo il corso del torrente si assiste a un fenomeno di erosione lineare regressiva e di marcata erosione spondale, dove per erosione regressiva si intende una propagazione verso monte dell’abbassamento del fondo dell’alveo. Tali eventi, segno di degrado ambientale hanno tuttavia assunto un particolare rilievo determinando l’affioramento di sedimenti molto
ricchi di fossili.
L’erosione del torrente Stirone
L’attuale assetto geomorfologico del corso d’acqua è da ricercarsi nelle eccessive escavazioni di ghiaia, avvenute negli anni ’50-’60 per l’avvio della costruzione dell’Autostrada del Sole. Gli scavi operati furono troppo pesanti per un torrente con un bacino idrografico così modesto e con scarse capacità di ripristinare naturalmente il materiale litoide asportato. I primi effetti di questa erosione si manifestarono alla fine degli anni ’50 nella zona di Laurano e con il passare del tempo interessarono tratti progressivamente più a monte, secondo un tipico fenomeno di erosione “regressiva”, volto a ripristinare un profilo longitudinale di equilibrio. Nel territorio del Parco questi fenomeni erosivi sono presenti con molta evidenza nel tratto compreso tra le località san Nicomede e Laurano, dove l’incisione è stata tale da conferire al torrente l’aspetto di un piccolo canyon. Fino agli anni ’70 tale processo si arrestava all’altezza di San Nicomede per la presenza di un livello calcarenitico posto esattamente in località Le Cascatelle, dove si erano formate piccole, successivamente questa soglia naturale delle acque ha cominciato a coinvolgere anche il tratto a monte di San Nicomede.
L’evoluzione attraverso i fossili
Il torrente Stirone è noto agli studiosi di paleontologia di studi scientifici di rilevanza internazionale per la presenza di sedimenti marini particolarmente ricchi di reperti fossiliferi riferibili al Miocene superiore, al Pliocene e al Pleistocene.
L’evoluzione attraverso i fossili
Il torrente Stirone è noto agli studiosi di paleontologia di studi scientifici di rilevanza internazionale per la presenza di sedimenti marini particolarmente ricchi di reperti fossiliferi riferibili al Miocene superiore, al Pliocene e al Pleistocene.
La morfologia fluviale
Il torrente Stirone nasce dal Monte Santa Cristina, a 963 m di altitudine nel comune di Pellegrino Parmense; si sviluppa per una lunghezza di circa 55 km, tracciando il confine tra le province di Parma e Piacenza, per poi fluire nel fiume Taro. Presenta un bacino idrografico di
limitata estensione territoriale e riceve i contributi di numerosi affluenti, i più importanti sono il Torrente Rovacchia ed il Torrente Ghiara, entrambi di sponda destra. Il suo regime è caratterizzato da una distribuzione delle portate annue con due massimi, no autunnale ed uno primaverile; e due minimi, uno estivo ed uno invernale. Nei periodi delle maggiori precipitazioni è possibile la formazione di piene brevi e intense, non trascurabili ai fini del processo erosivo, nei periodi estivi si assiste ad una riduzione della portata, tanto che l’alveolo appare asciutto e caratterizzato solo da pozze permanenti che, assicurano la sopravvivenza agli organismi acquatici. Le caratteristiche del parco sono legate alla sua posizione intermedia tra l’appennino e la zona di alta pianura, fascia caratterizzata dalla presenza di sedimenti della conoide alluvionale formata dal torrente durante il periodo dell’Olocene. La conoide alluvionale è costituita da strati ghiaiosi e sabbiosi a cui si alternano
orizzonti argillosi che favoriscono la formazione di falde acquifere sovrapposte; il suo spessore varia da pochi metri della zona più a monte a diverse decine di metri nella zona di Fidenza. L’area interessata dal parco fa parte della fascia che comprende il margine appenninico e l’antistante conoide alluvionale del torrente. La conformazione è stata influenzata anche da fattori tettonici, che hanno causato un progressivo spostamento verso est del corso dello Stirone.
limitata estensione territoriale e riceve i contributi di numerosi affluenti, i più importanti sono il Torrente Rovacchia ed il Torrente Ghiara, entrambi di sponda destra. Il suo regime è caratterizzato da una distribuzione delle portate annue con due massimi, no autunnale ed uno primaverile; e due minimi, uno estivo ed uno invernale. Nei periodi delle maggiori precipitazioni è possibile la formazione di piene brevi e intense, non trascurabili ai fini del processo erosivo, nei periodi estivi si assiste ad una riduzione della portata, tanto che l’alveolo appare asciutto e caratterizzato solo da pozze permanenti che, assicurano la sopravvivenza agli organismi acquatici. Le caratteristiche del parco sono legate alla sua posizione intermedia tra l’appennino e la zona di alta pianura, fascia caratterizzata dalla presenza di sedimenti della conoide alluvionale formata dal torrente durante il periodo dell’Olocene. La conoide alluvionale è costituita da strati ghiaiosi e sabbiosi a cui si alternano
orizzonti argillosi che favoriscono la formazione di falde acquifere sovrapposte; il suo spessore varia da pochi metri della zona più a monte a diverse decine di metri nella zona di Fidenza. L’area interessata dal parco fa parte della fascia che comprende il margine appenninico e l’antistante conoide alluvionale del torrente. La conformazione è stata influenzata anche da fattori tettonici, che hanno causato un progressivo spostamento verso est del corso dello Stirone.
La chiesa di San Nicomede
La facciata
La chiesa è un raro esempio di costruzione carolingia rimasta intatta fino ai giorni nostri, l’aspetto esterno è molto semplice ed è completato da un piccolo campanile. Tra la fine del XIII e del XV secolo fu sottoposta a diverse opere di restauro, che, secondo un approccio negativo, apportarono diverse modifiche: furono aggiunte due guglie sul tetto, un protiro, le finestre della facciata e quelle laterali e un rosone centrale al posto dell’unica finestra a ogiva prima disposta sopra il portale.
L’abside e il campanile
L’abside, insieme alla cripta, è la parte più antica della chiesa (l’edificazione della struttura risale al IV secolo; fu costruita per accogliere, tra il 1885 le reliquie del Santo, martirizzato a
Roma, cui è dedicata).
La cripta: le volte e il pozzo
La cripta, probabilmente di origine romana, è a volte irregolare, sostenuta da quattro colonne di marmo bianco, ciascuna con capitelli diversi, e accoglie anche l’antico pozzo, dove venne incanalata l’acqua miracolosa della fonte Limosa. Sui bordi del pozzo sono ancora visibili i solchi provocati dallo scorrimento delle carde cui erano legati i secchi per prelevare l’acqua.
L’interno
Internamente la chiesa si presenta a un’unica navata (anche se resta da dimostrare se nel corso dei restauri del XIV secolo vi fu l’eliminazione dei bracci del transetto) e molto luminosa per la presenza del rosone e di diverse finestre sia sulla facciata sia lateralmente.
La chiesa è un raro esempio di costruzione carolingia rimasta intatta fino ai giorni nostri, l’aspetto esterno è molto semplice ed è completato da un piccolo campanile. Tra la fine del XIII e del XV secolo fu sottoposta a diverse opere di restauro, che, secondo un approccio negativo, apportarono diverse modifiche: furono aggiunte due guglie sul tetto, un protiro, le finestre della facciata e quelle laterali e un rosone centrale al posto dell’unica finestra a ogiva prima disposta sopra il portale.
L’abside e il campanile
L’abside, insieme alla cripta, è la parte più antica della chiesa (l’edificazione della struttura risale al IV secolo; fu costruita per accogliere, tra il 1885 le reliquie del Santo, martirizzato a
Roma, cui è dedicata).
La cripta: le volte e il pozzo
La cripta, probabilmente di origine romana, è a volte irregolare, sostenuta da quattro colonne di marmo bianco, ciascuna con capitelli diversi, e accoglie anche l’antico pozzo, dove venne incanalata l’acqua miracolosa della fonte Limosa. Sui bordi del pozzo sono ancora visibili i solchi provocati dallo scorrimento delle carde cui erano legati i secchi per prelevare l’acqua.
L’interno
Internamente la chiesa si presenta a un’unica navata (anche se resta da dimostrare se nel corso dei restauri del XIV secolo vi fu l’eliminazione dei bracci del transetto) e molto luminosa per la presenza del rosone e di diverse finestre sia sulla facciata sia lateralmente.
Il culto delle acque nella valle dello Stirone
Sin dall’antichità gli uomini hanno cercato di allontanare il male, fosse esso del corpo o dello spirito, con l’acqua, attraverso le abluzioni. Anche lungo lo Stirone, la tradizione ci tramanda
l’esistenza di luoghi famosi per le proprietà salutari o miracolose delle acque, ad esempio Cantignaco, Careno e San Nicomede. A San Nicomede, in particolare, la presenza del corpo del santo martire avrebbe conferito proprietà miracolose all’acqua del pozzo.
I CASTELLI DELLA VAL STIRONE
I castelli avevano due funzioni essenziali: la difesa ed il controllo, ma furono anche dimore eleganti per il loro signore.
LO STIRONE: UN FIUME ABITATO
Lo Stirone attraversa territori abitati. Verificando i confini politici del territorio si nota come lo Stirone, il cui alveo interessa prevalentemente la provincia di Parma, per un tratto di circa 20
Km, determina il confine con la provincia di Piacenza.
l’esistenza di luoghi famosi per le proprietà salutari o miracolose delle acque, ad esempio Cantignaco, Careno e San Nicomede. A San Nicomede, in particolare, la presenza del corpo del santo martire avrebbe conferito proprietà miracolose all’acqua del pozzo.
I CASTELLI DELLA VAL STIRONE
I castelli avevano due funzioni essenziali: la difesa ed il controllo, ma furono anche dimore eleganti per il loro signore.
LO STIRONE: UN FIUME ABITATO
Lo Stirone attraversa territori abitati. Verificando i confini politici del territorio si nota come lo Stirone, il cui alveo interessa prevalentemente la provincia di Parma, per un tratto di circa 20
Km, determina il confine con la provincia di Piacenza.
I fossili
I molluschi
Organismi a corpo molle, riconoscibili dalle seguenti strutture: il capo (provvisto di occhi, tentacoli e apparato boccale caratterizzato dalla radula), il sacco dei visceri, il mantello, la conchiglia (attraverso la quale lasciano testimonianza della loro esistenza). Oggi sono molto diffusi. La maggior parte vive in mare, un buon numero è terrestre mentre pochi sono gli organismi di acqua dolce.
I molluschi gasteropodi
Molluschi prevalentemente marini. La conchiglia assente o rudimentale è solitamente costituita da un unico pezzo e si presenta per lo più conica, avvolta a spirale e provvista di opercolo. Il loro corpo è distinto in tre regioni rappresentato anteriormente dal capo, ventralmente dal piede e dorsalmente dal sacco dei visceri protetto dalla conchiglia, la respirazione è branchiale. Ricoprono tutti i ruoli della catena alimentare, anche se sono prevalentemente carnivori, erbivori e detritivori.
Xenophora crispa
Gasteropode, caratterizzato da una conchiglia bassa e conica, ornata da creste oblique e tipicamente ricoperto di detriti che è in grado di fissare sul proprio guscio. Attualmente vive sui fondali dei mari abbastanza profondi. Nella serie fossilifera dello Stirone si rinviene con
frequenza nei sedimenti Plio-Pleistocenici presenti nella zona compresa tra le località le Cascatelle e Laurano.
Turritella communis
Gasteropode, con conchiglia molto allungata formata da numerosi giri separati da profonde suture e ornati da cordoni spiralati e strie longitudinali. Predilige substrati marini fangosi a elevata torbidità. Nella serie fossilifera dello Storine si rinviene con frequenza nei sedimenti Pleistocenici in località Mille Pioppi.
I molluschi bivalvi
Classe di molluschi, caratterizzata da organismi tutti acquatici e in gran parte marini, sono per lo più bentonici sia fissi al substrato, direttamente con una valva o mediante un peduncolo detto bisso, sia mobili. La conchiglia è sempre costituita da due valve, destra e sinistra le quali sono unite dorsalmente da un legamento e da una cerniera, composta di denti di forma e numero variabili. I bivalvi sono privi di un capo distinto e hanno un piede a forma di scure. Si nutrono filtrando l’acqua e trattenendo nelle branchie lamellari le particelle in sospensione.
I bivalvi fossili
Nelle forme fossili sono spesso conservanti due elementi diagnostici di importanza fondamentale: la cerniera e l’impronta palliale. L’impronta palliale, o impronta del mantello, si estende parallelamente al margine esterno del guscio e si può presentare o come una linea continua o con una tipica insenatura corrispondente alla zona di attacco dei sifoni (organi utilizzati dal bivalve per creare una circolazione forzata di acqua all’interno della conchiglia; tanto più è ampia l’impronta dei sifoni tanto più il mollusco vive infossato nel substrato).
Pecten jacobaeus
Mollusco bivalve, presenta una conchiglia grande a forma di ventaglio, caratterizzata da orecchiette ben sviluppate e ornata da ampie coste radiali, la valva destra è piatta, mentre quella sinistra è convessa. Nella serie fossilifera dello Stirone si rinviene con frequenza nei sedimenti del Pliocene medio-superiore (datati da 3,5 a 1,8 milioni di anni), presenti nella zona denominata le Cascatelle.
Arctica islandica
Mollusco bivalve, presenta una conchiglia grande, di forma ovoidale, robusta, ornamentata da numerose linee concentriche di accrescimento. Attualmente vive nelle acque fredde settentrionali dell’oceano Atlantico, come forma bentonica mobile.
I brachiopodi
Invertebrati marini, riconoscibili per avere un guscio costituito da due valve, una ventrale e una dorsale, diverse tra loro. Il corpo è costituito da una serie di organi, situati posteriormente e racchiusi entro il mantello. I brachiopodi sono organismi bentonici epibionti, vivono su substrati duri e ricoprono il ruolo tropico di filtratori.
I crostacei
Organismi appartenenti al phylum degli Artropodi, caratterizzati da uno scheletro esterno di chitina spesso impregnato di calcare, da un corpo segmentato, distintamente diviso in capo, torace e addome, e da appendici articolate aventi funzioni locomotorie, ma anche di presa del cibo, di difesa e riproduttive. I cirripedi hanno sei paia di appendici toraciche trasformate in organi di filtrazione e di presa dell’alimento e un esoscheletro a forma di sacco, rinforzato da piastre calcaree.
Gli anellidi
Organismi invertebrati, vermiformi, con un corpo suddiviso in numerosi segmenti e rivestito esternamente da un sacco muscolare, che, provvisto di robuste setole, costituisce il principale organo locomotore. Esistono forme sia marine sia d’acqua dolce sia di terra umida. Molto frequenti sono anche le tracce che essi lasciano scavando nei sedimenti marini, note anche
con il termine di bioturbazioni.
Organismi a corpo molle, riconoscibili dalle seguenti strutture: il capo (provvisto di occhi, tentacoli e apparato boccale caratterizzato dalla radula), il sacco dei visceri, il mantello, la conchiglia (attraverso la quale lasciano testimonianza della loro esistenza). Oggi sono molto diffusi. La maggior parte vive in mare, un buon numero è terrestre mentre pochi sono gli organismi di acqua dolce.
I molluschi gasteropodi
Molluschi prevalentemente marini. La conchiglia assente o rudimentale è solitamente costituita da un unico pezzo e si presenta per lo più conica, avvolta a spirale e provvista di opercolo. Il loro corpo è distinto in tre regioni rappresentato anteriormente dal capo, ventralmente dal piede e dorsalmente dal sacco dei visceri protetto dalla conchiglia, la respirazione è branchiale. Ricoprono tutti i ruoli della catena alimentare, anche se sono prevalentemente carnivori, erbivori e detritivori.
Xenophora crispa
Gasteropode, caratterizzato da una conchiglia bassa e conica, ornata da creste oblique e tipicamente ricoperto di detriti che è in grado di fissare sul proprio guscio. Attualmente vive sui fondali dei mari abbastanza profondi. Nella serie fossilifera dello Stirone si rinviene con
frequenza nei sedimenti Plio-Pleistocenici presenti nella zona compresa tra le località le Cascatelle e Laurano.
Turritella communis
Gasteropode, con conchiglia molto allungata formata da numerosi giri separati da profonde suture e ornati da cordoni spiralati e strie longitudinali. Predilige substrati marini fangosi a elevata torbidità. Nella serie fossilifera dello Storine si rinviene con frequenza nei sedimenti Pleistocenici in località Mille Pioppi.
I molluschi bivalvi
Classe di molluschi, caratterizzata da organismi tutti acquatici e in gran parte marini, sono per lo più bentonici sia fissi al substrato, direttamente con una valva o mediante un peduncolo detto bisso, sia mobili. La conchiglia è sempre costituita da due valve, destra e sinistra le quali sono unite dorsalmente da un legamento e da una cerniera, composta di denti di forma e numero variabili. I bivalvi sono privi di un capo distinto e hanno un piede a forma di scure. Si nutrono filtrando l’acqua e trattenendo nelle branchie lamellari le particelle in sospensione.
I bivalvi fossili
Nelle forme fossili sono spesso conservanti due elementi diagnostici di importanza fondamentale: la cerniera e l’impronta palliale. L’impronta palliale, o impronta del mantello, si estende parallelamente al margine esterno del guscio e si può presentare o come una linea continua o con una tipica insenatura corrispondente alla zona di attacco dei sifoni (organi utilizzati dal bivalve per creare una circolazione forzata di acqua all’interno della conchiglia; tanto più è ampia l’impronta dei sifoni tanto più il mollusco vive infossato nel substrato).
Pecten jacobaeus
Mollusco bivalve, presenta una conchiglia grande a forma di ventaglio, caratterizzata da orecchiette ben sviluppate e ornata da ampie coste radiali, la valva destra è piatta, mentre quella sinistra è convessa. Nella serie fossilifera dello Stirone si rinviene con frequenza nei sedimenti del Pliocene medio-superiore (datati da 3,5 a 1,8 milioni di anni), presenti nella zona denominata le Cascatelle.
Arctica islandica
Mollusco bivalve, presenta una conchiglia grande, di forma ovoidale, robusta, ornamentata da numerose linee concentriche di accrescimento. Attualmente vive nelle acque fredde settentrionali dell’oceano Atlantico, come forma bentonica mobile.
I brachiopodi
Invertebrati marini, riconoscibili per avere un guscio costituito da due valve, una ventrale e una dorsale, diverse tra loro. Il corpo è costituito da una serie di organi, situati posteriormente e racchiusi entro il mantello. I brachiopodi sono organismi bentonici epibionti, vivono su substrati duri e ricoprono il ruolo tropico di filtratori.
I crostacei
Organismi appartenenti al phylum degli Artropodi, caratterizzati da uno scheletro esterno di chitina spesso impregnato di calcare, da un corpo segmentato, distintamente diviso in capo, torace e addome, e da appendici articolate aventi funzioni locomotorie, ma anche di presa del cibo, di difesa e riproduttive. I cirripedi hanno sei paia di appendici toraciche trasformate in organi di filtrazione e di presa dell’alimento e un esoscheletro a forma di sacco, rinforzato da piastre calcaree.
Gli anellidi
Organismi invertebrati, vermiformi, con un corpo suddiviso in numerosi segmenti e rivestito esternamente da un sacco muscolare, che, provvisto di robuste setole, costituisce il principale organo locomotore. Esistono forme sia marine sia d’acqua dolce sia di terra umida. Molto frequenti sono anche le tracce che essi lasciano scavando nei sedimenti marini, note anche
con il termine di bioturbazioni.
Per approfondire sui fossili
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