Artisti che hanno dato prestigio al nostro territorio
Leonardo Ortolani
Leonardo Ortolani, o meglio conosciuto come Leo, è un autore di fumetti italiano nato a Pisa il 14 gennaio 1967. È particolarmente famoso per la serie‘’Rat-Man’’. Nel novembre del 1968 si trasferì a Parma, dove vive tuttora con la moglie Caterina. Sin da giovane Ortolani aveva una grande passione per i fumetti. Dopo aver concluso le scuole superiori si iscrisse all’Università di Parma, alla facoltà di Geologia. La svolta per Leo arriva nel 1994-95, pubblicando altre storie su giornali di fumetti. Nel 2006 viene mandata in onda la prima puntata a cartone animato di Rat-Man. Nel 2006 ha realizzato gli ‘’artwork’’ per la campagna pubblicitaria televisiva per Protezione civile. Nel 2010 realizza ‘’Avatar’’ parodia del celebre film di James Cameron, Avatar.
Girolamo Francesco Maria Mazzola
Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il Parmigianino, è nato a Parma l’11 gennaio 1503. È stato un pittore italiano, fondamentale esponente della corrente manierista e della pittura emiliana in generale. I Mazzola anticamente originari di Pontremoli, si erano trasferiti a Parma fin dal 1305 e avevano praticato il commercio e l’artigianato, ottenendo una solida base economica. In un documento dell’archivio del Battistero di Parma, Francesco Mazzola risulta nato nella vicina San Paolo a Parma, l’11 gennaio 1503, dal pittore Filippo Mazzola e, come si ricava da altri documenti, una certa Donatella Abbati; ottavo di nove figli, fu battezzato due giorni dopo, il 13 gennaio. Girolamo Francesco Maria Mazzola morì il 24 agosto 1540.
Giovannino Oliviero Giuseppe Guareschi
Guareschi nacque a Fontanelle (PR) il 1’ maggio 1908, in una famiglia di classe media. Il padre, Primo Augusto Guareschi era commerciante mentre la madre, Lina Maghenzani, era la maestra elementare del paese. Quando finì le superiori si iscrisse all’Università di Parma e riuscì ad entrare nel Convitto di Maria Luigia di Parma dove conobbe nel 1922 Cesare Zavattini. L’incontro fu decisivo per lo sviluppo della sua tecnica e della sua arte. Nel 1925, l’attività del padre fallì e Guareschi non potè più continuare gli studi. Dopo aver provato alcuni lavori saltuari, entrò alla Gazzetta di Parma, come correttore di bozze, chiamato da Zavattini, caporedattore del quotidiano. Nel 1931 iniziò come aiuto-cronista al quotidiano ‘’Corriere emiliano’’, con un contratto di collaborazione fissa. Alla fine dell’anno andò a vivere da solo, in borgo del Gesso. Aveva 23 anni. In poco tempo diventò cronista, poi capo-cronista. Nel 1934 partì il servizio militare a Potenza, dove frequentò il corso allievi ufficiali. L’anno dopo i proprietari del corriere lo licenziarono per esubero di personale. Finito il corso nel 1936, venne trasferito a Modena, dove in maggio fu promosso sottotenente di complemento. Poi ricevette un’altra proposta da
Cesare Zavattini che nel frattempo si era trasferito a Milano: quella di entrare in un giornale umoristico che stava per trascendere.Dopo aver provato alcuni lavori assolutamente precari, iniziò a scrivere per un quotidiano locale. Nel 1929 divenne redattore della rivista satirica Corriere Emiliano e dal 1936 al 1943 fu redattore capo di una rivista destinata ad una discreta notorietà, il Bertoldo.
Durante la seconda guerra mondiale, Guareschi - penna pungente e pronta ad attaccare senza paura e reverenza i bersagli che più gli sembravano meritevoli di critica - mosse osservazioni al governo di Benito Mussolini. Nel 1943 venne arruolato nell'esercito, il che apparentemente lo aiutò ad evitare problemi con le autorità fasciste. Finì come ufficiale di artiglieria.
Quando l'Italia firmò l'armistizio con le truppe Alleate, si trovava sul fronte orientale e venne arrestato e rinchiuso n un campo di prigionia in Polonia e poi in Germania per due anni, assieme ad altri soldati italiani, gli IMI (Internati Militari Italiani). In seguito scrisse su questo periodo in Diario Clandestino.
Dopo la guerra, Guareschi fece ritorno in Italia e fondò una rivista satirica monarchica, il Candido. Dopo che l'Italia divenne repubblica, iniziò ad appoggiare la Democrazia Cristiana, principalmente a causa della sua profonda fede cattolica. Egli criticò e rese oggetto di satira i comunisti nella sua rivista: famosissime le sue vignette intitolate "Obbedienza cieca, pronta e assoluta", dove sbeffeggiava i militanti comunisti che lui definiva trinariciuti (la terza narice serviva a eliminare del tutto il cervello), i quali prendevano alla lettera le direttive che arrivavano dall'alto, nonostante i chiari errori di stampa. (Contrordine compagni! La frase pubblicata sull'Unità: 'Bisogna fare opera di rieducazione dei compagni insetti', contiene
un errore di stampa e pertanto va letta: 'Bisogna fare opera di rieducazione dei compagni inetti'.). Nelle elezioni del 1948 Guareschi prese parte attiva contro i comunisti che insieme ai socialisti si erano alleati nel Fronte popolare. Molti slogan, come "Nella cabina Dio ti vede, Stalin no", uscirono dalla sua mente fervida. Anche dopo la vittoria della DC e dei suoi alleati, Guareschi non abbassò certo la sua penna: anzi criticò anche la Democrazia Cristiana, che a suo parere non seguiva i principi cui si eraispirata. Sono gli anni in cui iniziò a scrivere i racconti centrati sulla figura di “Don Camillo”, che gli diedero una notevole popolarità anche attraverso le trasposizioni cinematografiche.
Guareschi non si poteva certo definire una persona conciliante. Nel 1950 fu condannato con la condizionale a otto mesi di carcere nel processo per diffamazione all'allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi, che era da lui stato accusato di interesse privato nel promuovere i vini delle sue tenute.
Nel 1954 Guareschi venne nuovamente accusato di diffamazione per avere pubblicato sul Candido due lettere di Alcide De Gasperi (poi Primo Ministro nel dopoguerra) risalenti al 1944, nelle quali de Gasperi avrebbe chiesto agli Alleati anglo-americani di bombardare Roma allo scopo di demoralizzare i collaboratori dei tedeschi. Le lettere in questione sono state ritenute dei falsi in un successivo processo giudiziario; ad ogni modo il processo riguardava appunto la diffamazione e Guareschi fu condannato a dodici mesi di carcere in primo grado. Essendosi rifiutato di ricorrere in appello contro quella che lui riteneva un'ingiustizia, venne recluso nel carcere di Parma, dove rimase per 409 giorni, più altri sei mesi di libertà vigilata ottenuta per buona condotta. Sempre per coerenza, rifiutò sempre di chiedere la grazia.
Nel 1956 la sua salute si era deteriorata ed egli iniziò a trascorrere lunghi periodi in Svizzera per motivi di salute. Nel 1957 si ritirò da redattore del Candido rimanendo tuttavia un contributore della rivista fino al 1961 quando fu colpito da un infarto e nello stesso anno chiuse il “Candido”. Negli anni successivi continuò a collaborare con giornali e riviste anche in
condizioni malferme di salute. Colpito da un secondo infarto, morì a Cervia nel 1968.
Cesare Zavattini che nel frattempo si era trasferito a Milano: quella di entrare in un giornale umoristico che stava per trascendere.Dopo aver provato alcuni lavori assolutamente precari, iniziò a scrivere per un quotidiano locale. Nel 1929 divenne redattore della rivista satirica Corriere Emiliano e dal 1936 al 1943 fu redattore capo di una rivista destinata ad una discreta notorietà, il Bertoldo.
Durante la seconda guerra mondiale, Guareschi - penna pungente e pronta ad attaccare senza paura e reverenza i bersagli che più gli sembravano meritevoli di critica - mosse osservazioni al governo di Benito Mussolini. Nel 1943 venne arruolato nell'esercito, il che apparentemente lo aiutò ad evitare problemi con le autorità fasciste. Finì come ufficiale di artiglieria.
Quando l'Italia firmò l'armistizio con le truppe Alleate, si trovava sul fronte orientale e venne arrestato e rinchiuso n un campo di prigionia in Polonia e poi in Germania per due anni, assieme ad altri soldati italiani, gli IMI (Internati Militari Italiani). In seguito scrisse su questo periodo in Diario Clandestino.
Dopo la guerra, Guareschi fece ritorno in Italia e fondò una rivista satirica monarchica, il Candido. Dopo che l'Italia divenne repubblica, iniziò ad appoggiare la Democrazia Cristiana, principalmente a causa della sua profonda fede cattolica. Egli criticò e rese oggetto di satira i comunisti nella sua rivista: famosissime le sue vignette intitolate "Obbedienza cieca, pronta e assoluta", dove sbeffeggiava i militanti comunisti che lui definiva trinariciuti (la terza narice serviva a eliminare del tutto il cervello), i quali prendevano alla lettera le direttive che arrivavano dall'alto, nonostante i chiari errori di stampa. (Contrordine compagni! La frase pubblicata sull'Unità: 'Bisogna fare opera di rieducazione dei compagni insetti', contiene
un errore di stampa e pertanto va letta: 'Bisogna fare opera di rieducazione dei compagni inetti'.). Nelle elezioni del 1948 Guareschi prese parte attiva contro i comunisti che insieme ai socialisti si erano alleati nel Fronte popolare. Molti slogan, come "Nella cabina Dio ti vede, Stalin no", uscirono dalla sua mente fervida. Anche dopo la vittoria della DC e dei suoi alleati, Guareschi non abbassò certo la sua penna: anzi criticò anche la Democrazia Cristiana, che a suo parere non seguiva i principi cui si eraispirata. Sono gli anni in cui iniziò a scrivere i racconti centrati sulla figura di “Don Camillo”, che gli diedero una notevole popolarità anche attraverso le trasposizioni cinematografiche.
Guareschi non si poteva certo definire una persona conciliante. Nel 1950 fu condannato con la condizionale a otto mesi di carcere nel processo per diffamazione all'allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi, che era da lui stato accusato di interesse privato nel promuovere i vini delle sue tenute.
Nel 1954 Guareschi venne nuovamente accusato di diffamazione per avere pubblicato sul Candido due lettere di Alcide De Gasperi (poi Primo Ministro nel dopoguerra) risalenti al 1944, nelle quali de Gasperi avrebbe chiesto agli Alleati anglo-americani di bombardare Roma allo scopo di demoralizzare i collaboratori dei tedeschi. Le lettere in questione sono state ritenute dei falsi in un successivo processo giudiziario; ad ogni modo il processo riguardava appunto la diffamazione e Guareschi fu condannato a dodici mesi di carcere in primo grado. Essendosi rifiutato di ricorrere in appello contro quella che lui riteneva un'ingiustizia, venne recluso nel carcere di Parma, dove rimase per 409 giorni, più altri sei mesi di libertà vigilata ottenuta per buona condotta. Sempre per coerenza, rifiutò sempre di chiedere la grazia.
Nel 1956 la sua salute si era deteriorata ed egli iniziò a trascorrere lunghi periodi in Svizzera per motivi di salute. Nel 1957 si ritirò da redattore del Candido rimanendo tuttavia un contributore della rivista fino al 1961 quando fu colpito da un infarto e nello stesso anno chiuse il “Candido”. Negli anni successivi continuò a collaborare con giornali e riviste anche in
condizioni malferme di salute. Colpito da un secondo infarto, morì a Cervia nel 1968.
Arturo Toscanini
Arturo Toscanini nacque a Parma il 25 marzo 1867. Vinse una borsa di studio al conservatorio, dove studiò violoncello e composizione. Si unì all’orchestra di una compagnia operistica, con la quale girò il sud America. In Brasile, il direttore Leopoldo Miguez abbandonò l’orchestra e il suo sostituto, Carlo Superti, fu contestato dal pubblico e non riuscì nemmeno a dare l’attacco all’orchestra. Toscanini, su proposta di alcuni cantanti, prese la bacchetta al suo posto, ottenendo un grande successo e iniziando la sua carriera come direttore d’orchestra a 19 anni. Arturo Toscanini morì a New York il 16 gennaio 1957.
Giuseppe Fortunio Francesco Verdi
Giuseppe Fortunino Francesco Verdi è stato un noto compositore italiano. È nato a Roncole Verdi (PR) il 10 ottobre 1813 da Carlo e Luigia Uttini. Giuseppe ‘’Peppino’’ Verdi diviene famoso grazie a un ricco commerciante che lo affida al maestro Ferdinando Pavesi con il proposito di farli approfondire la sua carrieramusicale. Giuseppe grazie agli insegnamenti del maestro Pavesi scrisse diverse opere divenute famose in tutto il mondo. Una delle opere che segnerà il destino di Verdi è il ‘’Nabucco’’.Verdi morì a Milano il 27 gennaio 1901.
Bernardo Bertolucci
Bernardo Bertolucci è nato a Parma il 16 marzo 1941 è un regista sceneggiatore e produttore cinematografico italiano. Bertolucci è il figlio primogenito del poeta Attilio Bertolucci.
RENZO PEZZANI
Renzo Pezzani è stato un grande poeta italiano nato a Parma il 4 giugno 1898. Dopo aver ottenuto il diploma di maestro elementare, nel 1921 divenne insegnante e iniziò a scrivere. Compose alcuni libri di lettura per bambini e poesie in lingua e in dialetto parmigiano.
Nel 1926 abbandonò l’insegnamento per disagi nati da questioni politiche. Il suo primo libro di poesie in lingua, dal titolo "Artigli" suscitò subito viva attenzione per la freschezza delle pagine e l'intensa emotività che si sprigionava da quelle pagine. Pezzani fondò quindi la rivista "Difesa artistica" e pochi anni dopo una crisi religiosa lo riportò verso il cristianesimo meditante. Morì a Castiglione Torinese il 14 luglio 1951.
Il 28 novembre 1953 i resti mortali del Pezzani vennero traslati dal piccolo cimitero di Castiglione Torinese alla Villetta di Parma, con grande partecipazione di tutta la cittadinanza.
La poesia del Pezzani nasce da una singolare biografia di irregolare e di inadattabile, e si svolge su un registro tra il grottesco e il macabro, nella descrizione di una Parma piccolo borghese, cupa, gretta e chiusa. Pateticamente dolorosa, lungo un discorso che unisce alla nostalgia dell'infanzia il senso della vita fallita, questa poesia è sempre tragica, desolata, disperata, anche negli abbandoni più accorati, segnando esiti di indimenticabile forza e commozione.
Nel 1926 abbandonò l’insegnamento per disagi nati da questioni politiche. Il suo primo libro di poesie in lingua, dal titolo "Artigli" suscitò subito viva attenzione per la freschezza delle pagine e l'intensa emotività che si sprigionava da quelle pagine. Pezzani fondò quindi la rivista "Difesa artistica" e pochi anni dopo una crisi religiosa lo riportò verso il cristianesimo meditante. Morì a Castiglione Torinese il 14 luglio 1951.
Il 28 novembre 1953 i resti mortali del Pezzani vennero traslati dal piccolo cimitero di Castiglione Torinese alla Villetta di Parma, con grande partecipazione di tutta la cittadinanza.
La poesia del Pezzani nasce da una singolare biografia di irregolare e di inadattabile, e si svolge su un registro tra il grottesco e il macabro, nella descrizione di una Parma piccolo borghese, cupa, gretta e chiusa. Pateticamente dolorosa, lungo un discorso che unisce alla nostalgia dell'infanzia il senso della vita fallita, questa poesia è sempre tragica, desolata, disperata, anche negli abbandoni più accorati, segnando esiti di indimenticabile forza e commozione.
Soldato caduto di Renzo Pezzani
Nessuno, forse, sa più
perché sei sepolto lassù
nel camposanto sperduto
sull'alpe, soldato caduto.
Nessuno sa pia chi tu sia,
soldato di fanteria,
coperto di erba e di terra,
vestito del saio di guerra,
l'elmetto sulle ventitré.
Nessuno ricorda perché,
posata la vanga, il badile,
portando a tracolla il fucile,
salivi sull'alpe; salivi,
cantavi e di piombo morivi,
ed altri moriron con te.
Ed ora sei tutto di Dio.
Il sole, la pioggia, l'oblio
t'han tolto anche il nome d'infronte.
Non sei che una croce sul monte
che dura nei turbini e tace,
custode di gloria e di pace.
perché sei sepolto lassù
nel camposanto sperduto
sull'alpe, soldato caduto.
Nessuno sa pia chi tu sia,
soldato di fanteria,
coperto di erba e di terra,
vestito del saio di guerra,
l'elmetto sulle ventitré.
Nessuno ricorda perché,
posata la vanga, il badile,
portando a tracolla il fucile,
salivi sull'alpe; salivi,
cantavi e di piombo morivi,
ed altri moriron con te.
Ed ora sei tutto di Dio.
Il sole, la pioggia, l'oblio
t'han tolto anche il nome d'infronte.
Non sei che una croce sul monte
che dura nei turbini e tace,
custode di gloria e di pace.